In questo libro lo storico dell’arte statunitense Richard Spear indaga sul mondo finanziario di pittori che lavoravano a Roma durante il Barocco, concentrandosi sui pittori stessi e dando luogo ad uno studio interessantissimo di storia sociale dell’arte. Esplora le numerose variabili che determinavano i prezzi richiesti o ricevuti dai pittori, compresa la posizione sociale dei loro committenti, la misura delle opere e il numero delle figure, il tempo impiegato per l’esecuzione, la gerarchia dei generi pittorici, e l’influenza di questi sul mercato delle opere. Attingendo dai dati dei trattati di questo periodo, in particolarre da Mancini, Baglione, Bellori, Passeri e Pascoli, e dai prezzi documentati nei contratti e nei pagamenti, Spear esplora la posizione socio-economica sia dei pittori importanti e dei minori che lavoravano a Roma nel Seicento. Per fare questo, pone domande più ampie, per esempio: quanti pittori operavano a Roma? Qual era all’epoca il costo della vita? Qual era il costo di produzione di un dipinto e, di conseguenza, i guadagni netti invece che lordi, e come facevano i pittori ad aumentare le proprie entrate? Questo studio, riccamente documentato, confuta l’opinione molto succintamente espressa da William Blake che “Dove esiste una qualsiasi prospettiva di Denaro, l’Arte non può progredire”.
Richard E. Spear
Dipingere per profitto. Le vite economiche dei pittore nella Roma del Seicento
Campisano, 2015, pp. 248
ISBN: 978-88-98229-64-2
€ 40.00