Banchettando a Roma: un rapido sguardo in sala da pranzo

Il cibo, il banchetto, la condivisione, l’intrattenimento; l’uomo non è cambiato affatto, e neppure gli dei sembrano esenti dall’abbandono a quello che ancora oggi è considerato uno dei piaceri della vita: nessuna fatica per Eracle, che stavolta ha lasciato la sua clava a terra, accanto al cratere bronzeo, mentre è intento a bere dalla sua coppa; una menade intrattiene con la danza e il canto l’eroe e Dioniso, che saluta il nuovo arrivato innalzando il suo rhytòn ( calice a forma di corno). Colonne e pilastri fanno da cornice alla scena, sul pavimento gli oggetti del banchetto, relativi in questo caso al vino, che i Greci non bevevano puro ma mischiato con acqua ( da qui, ad esempio, la presenza appunto del cratere, contenitore adibito alla miscela dei due liquidi).

 

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Ma sul pavimento potevano andare a finire anche gli stessi scarti del banchetto, come quelli appresentati nel mosaico ritrovato nel 1833 presso Vigna Lupi, a sud dell’Aventino ( Roma) e oggi conservato nei Musei Vaticani: si tratta di scarti alimentari, di ricci di mare, gusci di frutta secca, verdura, resti di pollo e così via, fino alla presenza anche di un coinquilino particolare, un topo per l’appunto, accanto ad una noce. Si tratta del cosiddetto “ pavimento non spazzato” ( asaraton, che può essere considerato un antecedente della natura morta) le cui radici affondano nel II sec. a.C., come ci racconta Plinio il Vecchio, ad opera di Soso, che realizzò un mosaico a Pergamo, raffigurante proprio un pavimento spazzato, di cui quello di Vigna Lupi, costituisce una copia, come pure il mosaico proveniente da Aquileia, datato al I sec. a.C., dove abbondano lische di pesce, frutta, ed altri alimenti.

Certamente ciò che emerge dalla rappresentazione è l’abbondanza degli scarti, idonea ad un banchetto di ricchi personaggi, simbolo di un’ostentata ricchezza, oltre che di una dieta alimentare certamente varia rispetto a quella dei meno abbienti: vino, carne, pesce, frutta secca, molluschi, ananas … un ananas? Già, perché pare che quella che è raffigurata nel mosaico conservato al Museo Nazionale Romano, databile tra I sec. a.C. e I sec. a.C.: la famigerata ananas si troverebbe raffigurata in un cesto di frutta, e che testimonierebbe quindi, la presenza romana in America, ben prima della scoperta ufficiale ad opera di Cristoforo Colombo. Ipotesi affascinante, suggestiva, che però potrebbe lasciare il posto ad una più plausibile secondo molti: ossia un errore di lettura dovuto ad una rappresentazione grafica di quella che potrebbe essere invece una pigna e un ciuffo di aghi di pino.

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Ilaria Esposito

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