Gli Etruschi,che popolarono il territorio tra l’Arno e il Tevere, definito Etruria, e che furono tra i maggiori protagonisti della storia dell’Italia preromana, si inserirono nella rete commerciale con l’Oriente antico, da dove la provenienza di maestranze, soprattutto dall’Asia Minore e la circolazione di idee e prodotti, favorì particolari innovazioni nella produzione e nelle tecniche artistiche etrusche.
In questo scambio continuo di merci e materie prime, gli Etruschi scambiavano il ferro, che ricavavano dalle colline metallifere dell’Etruria e dell’isola d’Elba, con materiali come oro e argento che i Fenici commerciavano con la Spagna.
E proprio la creazione dei gioielli, l’arte di lavorare le pietre, gli avori ecc … furono settori della produzione artistica,che maggiormente usufruirono di tali innovazioni a partire dall’ VIII secolo a.C., momento in cui le aristocrazie etrusche accumularono ingenti ricchezze, e proprio nei prodotti degli orafi trovarono il mezzo ideale per ostentare il proprio status.
Alcuni esempi di tecniche giunte dall’Oriente furono la filigrana (tecnica consistente nella lavorazione ad intreccio di fili d’oro e d’argento che dopo la tornitura, vengono fissati su un supporto in materiale prezioso, in modo da dare l’effetto di una struttura traforata) e la granulazione ( tecnica che consiste nella saldatura dei grani, ossia piccole sfere auree, su di un supporto, generalmente una lamina, con un disegno stabilito precedentemente).
Ad arricchirsi fu anche il patrimonio iconografico, con temi medio -orientali che si inseriscono sui manufatti in questione, come nel caso della coppia di bracciali in lamina d’oro, provenienti da una delle tombe etrusche più famose, la tomba Regolini – Galassi a Cerveteri, risalente alla prima metà del VII secolo a.C.: la decorazione è a sbalzo ( altra tecnica proveniente dall’Oriente,che è presente più o meno in tutta Italia, soprattutto in Veneto e nel Bolognese) eseguita a bulino e arricchita da decorazioni geometriche a granulazione; alcuni motivi figurativi ricordano oggetti di produzione fenicia.

Oggetti di questo tipo dovevano essere utilizzati dalle classi aristocratiche e dal ceto mercantile, attraverso un’ostentazione della ricchezza e dello status che subì un regresso nella fase arcaica, per poi tornare in auge nell’ellenistico, sull’esempio dei gioielli greci.
Anche le comunità come quella di Praeneste, del Lazio e della Campania, utilizzarono questi oggetti, tanto che li ritroviamo nei loro contesti funerari, e nello specifico si tratta di produzioni di una delle botteghe più importanti dell’Etruria, quella di Caere.

Ilaria Esposito