Nacque a Pistoia nel 1638; dove frequentò contemporaneamente la scuola di grammatica e quella di disegno, finché decise di dedicarsi esclusivamente a quest’ultima attività.
Si recò a Roma giovanissimo dove, entrò a far parte della scuola di Andrea Sacchi i cui insegnamenti contribuirono a indirizzarlo verso il classicismo; quest’ultimo in particolare gli consigliò lo studio delle opere di Raffaello, del Domenichino e di Poussin. Garzi guardò con interesse altri pittori classicisti emiliani, come Reni, e predilesse soprattutto Lanfranco.
Nel maggio 1664 partecipò al concorso che si teneva presso l’Accademia di S. Luca; gareggiò per la classe di pittura, ottenendo il secondo premio. Quell’anno era principe dell’Accademia Maratta e la prova del non più giovanissimo Garzi si adegua perfettamente allo spirito classicista dominante nella prestigiosa istituzione durante tutto il sesto decennio del Seicento.

Nel 1670 diventò accademico di S. Luca, nel 1680 fu reggente della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e infine, a coronamento ufficiale della sua carriera, nel 1682 venne nominato principe dell’Accademia di S. Luca
Nonostante la veloce e importante affermazione artistica, l’attività giovanile di Garzi è ancora in gran parte sconosciuta. Tra le opere certamente giovanili vanno ricordate quattro tele, copie degli Evangelisti del Domenichino in S. Andrea della Valle a Roma.
Tra le prime opere romane quelle più conosciute le due Storie di s. Filippo Benizi, nel convento di S. Marcello, datate 1671, e la pala raffigurante Ognissanti, conservata nella chiesa di S. Caterina a Magnanapoli, eseguita prima del 1674. Nelle Storie di s. Filippo Benizi, vi sono elementi di derivazione poussiniana e domenichiana; la pala, invece, sembra risentire maggiormente della riflessione sui modelli dei pittori emiliani, in particolar modo su Lanfranco.

Al 1671-72 risale la partecipazione di Garzi, insieme con Filippo Lauri e Gaspard Dughet, alla decorazione dei mezzanini di palazzo Borghese, e sempre nello stesso anno aveva iniziato a lavorare con l’équipe, coordinata probabilmente da Giacinto Brandi, impegnata nella decorazione pittorica delle navate e del deambulatorio della chiesa di S. Carlo al Corso.
Durante gli anni Novanta del Seicento Garzi fu attivo sia a Roma sia a Napoli.
All’inizio del XVIII secolo, tornato nuovamente a Roma, Garzi continuò a lavorare senza sosta, e il suo intervento venne richiesto nuovamente per le principali decorazioni dell’epoca.
L’artista, nonostante l’età avanzata, partecipò ancora ai due più importanti cicli decorativi del primo Settecento romano: la serie dei dodici profeti per la navata centrale di S. Giovanni in Laterano e la decorazione del palazzo De Carolis: il profeta Gioele, terminato nel 1718, per il Laterano e la grande tela raffigurante Apollo guida il carro del Sole per palazzo De Carolis, verso il 1720.

Garzi fu anche un apprezzato interprete di tele da cavalletto raffiguranti soggetti storici, mitologici e anche religiosi; sue opere sono citate in elenchi e inventari settecenteschi e ottocenteschi: Apollo e Dafne e il suo pendant Venere e Adone , risalenti al secondo decennio del Settecento.
Luigi Garzi morì a Roma il 2 aprile del 1721.
Per approfondire…
Enciclopedia Treccani, Luigi Garzi
Serena Blasi