Giovanni Lanfranco

Pittore nato a Terenzo, Parma, nel 1582, fu allievo di Agostino e di Annibale Carracci, grande sostenitore di una libertà pittorica in netto contrasto con la corrente classicistica del periodo, fu tra le personalità artistiche più rappresentative del Barocco romano.

Lavorò a Parma sotto la direzione di Agostino Carracci, ispirandosi agli esempi del Correggio; alla morte di Agostino Carracci, si recò a Roma (1602-09), alla scuola di Annibale Carracci, col quale collaborò alla decorazione della galleria Farnese. Nel ciclo della Camera degli Eremiti di Palazzo Farnese (1605 circa) la sua maniera pittorica non risente in modo evidente dell’influenza di Annibale e segna fin dai primi anni a Roma il più deciso contrasto con la pittura del Domenichino.

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S. Agata visitata e curata da s. Pietro

Sempre a Roma è impegnato accanto a Guido Reni nella Cappella di Sant’Andrea (1608). Dipinge inoltre per la chiesa di Sant’Andrea, in San Gregorio al Celio (1609), per quella dell’Annunziata (1610) ed insieme con Sisto Badalocchio, pubblica un volume di incisioni delle Logge di Raffaello, dedicato al comune maestro Annibale Carracci.

Ritorna a Parma, dove realizza il Gesù Salvator mundi in gloria adorato da angeli e santi per l’altar maggiore della chiesa parmense di Ognissanti.

Torna­to a Roma verso la fine 1612, affresca soffitti in tre stanze di palazzo Mattei, e realizza intorno al 1613-14 circa la S. Agata visitata e curata da s. Pietro, un “quadro da stanza” dipinto per Pier Maria Dalla Rosa; ma il suo capolavoro di quel periodo è la decorazione della cappella Buongiovanni in Sant’Agostino, realizzata nel 1616. Nello stesso giro d’anni esegue molte pale d’altare e dipinti di piccole dimensioni su rame, tra cui l’inedita Ascensione della Maddalena, emersa di recente sul mercato antiquario.

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Ascensione di Maria Maddalena

Lanfranco nel 1621 dipinse la Cappella del Crocifisso in Santa Maria in Vallicella mentre fra il 1625 ed il 1627 eseguì il suo capolavoro, gli affreschi della cupola di Sant’Andrea della Valle.

Il nuovo papa, Urbano VIII, si avvalse della sua opera per la basilica di San Pietro: nel settembre del 1628 fu scoperto il grande affresco con San Pietro che cammina sulle acque che gli fruttò la nomina a Cavaliere dell’Ordine di Cristo da parte del pontefice.

Intorno agli anni ’30 Lanfranco realizzò il dipinto Venere che suona l’arpa (Allegoria della musica) per Marco Marazzoli, musicista della cerchia Barberini, noto per il suo virtuosismo nel suonare l’arpa. Lanfranco, suo amico, ne celebra la fama raffigurando in primo piano proprio la grande Arpa Barberini, strumento oggi conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, suonata da una fanciulla in veste di Venere, che sembra accompagnare le note con il canto della bocca dischiusa.

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Venere che suona l’arpa (Allegoria della musica)

Sulla fine del 1633 circa, venne chiamato a Napoli dai Gesuiti ed in poco più di un decennio eseguì un’imponente serie di affreschi nelle più importanti chiese della città.

Rientrato per l’ultima volta a Roma nel 1646, Giovanni Lanfranco fece in tempo ad affrescare il catino absidale della chiesa di San Carlo ai Catinari. Morì alla mezzanotte del 29 novembre 1647.

Per approfondire…
Enciclopedia Treccani, Giovanni Lanfranco

Serena Blasi

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