TesoriPerduti. San Francesco ad Amatrice

La bellezza che ospita la bellezza, questa era la chiesa di San Francesco ad Amatrice.
Non era soltanto luogo di culto, in estate diventava palcoscenico di numerose iniziative culturali come le Masterclass di musica classica, era teatro delle esibizioni della locale scuola di musica per adulti e ragazzi, concerti di musica tradizionale napoletana e tanto altro.
Nel chiosto ogni estate prendeva vita la manifestazione CinemAmatrice durante la quale venivano proiettati film italiani i cui protagonisti erano sempre ospitati durante la rassegna e interagivano volentieri con gli spettatori; venivano inoltre proiettati i corti di attori e registi amatoriali locali.

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All’esterno era il punto di riferimento per la “moderna Amatrice medievale”, cioè per le rievocazioni storiche che prevedevano, tra le tante attività e spettacoli, anche la battitura della moneta.
Il “Cavallo” di Ferdinando d’Aragona venne battuta era la prima volta nel 1486 in segno di gratitudine verso la valorosa città che aveva appoggiato militarmente e politicamente il sovrano contro gli Angioini fomentati da Papa Innocenzo VIII. La moneta era in rame e sul dritto recava la testa del sovrano, sul rovescio il famoso cavallo.
Nel nostro percorso nell’Amatrice che rinasce, superiamo Sant’Agostino del quale abbiamo già parlato e scendiamo lungo Corso Umberto I, giriamo in Via Madonna della porta, a sinistra si affaccia la chiesa e frontalmente c’è il vecchio palazzo della questura che fino a prima del terremoto del 24 agosto ospitava la sede del Polo Agroalimentare del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.

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Originariamente denominata S. Maria dei Minori Conventuali (il convento fu chiuso nel 1809, entrando dal pesante cancello in ferro del chiostro, dritto davanti all’osservatore era possibile scorgere un piccolo portale sul quale era posto un bassorilievo raffigurante il sole di San Benedetto), la chiesa è citata nei documenti fin dal XIII secolo e fu perfino protagonista delle visite di chi chiedeva indulgenze a Papa Nicolò IV che ne fece tappa obbligata!
In stile romanico-gotica, la facciata era decorata da uno splendido portale marmoreo che ospitava, nella lunetta, una sequenza in terracotta della Natività con angeli in adorazione. La navata, unica, ospitava, ai lati, i due altari minori, quello a destra custodiva, in un elaborato reliquiario d’argento dorato a forma di tempietto in stile gotico dell’orafo ascolano Pietro Vannini, l’effige della Madonna di Filetta, il cammeo di epoca romana raffigurante una divinità femminile, adorato dagli amatriciani.
In origine la chiesa  era completamente affrescata e i lavori di restauro sono stati in grado di salvare, all’epoca, numerosissime pitture dell’interessante 400′ marchigiano.
Possiamo annoverare il San Sebastiano coperto da strati d’intonaco prima del restauro, un Presepio dai tratti giotteschi, una rappresentazione del gruppo di Sant’Anna, Madonna e bambino invece di scuola senese, Gesù nell’orto attribuito ad artisti locali.

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L’altare in legno è opera dello scultore Marco Gigli da Prato che lo realizzò nel 1641, vi intagliò nel centro la scritta Status Civitatis Amatricis e venne dorato dall’abile e noto Giuseppe Frigeri da Norcia nel 1739.
Il sisma ha quasi completamente devastato la chiesa che si trova nel cuore della zona rossa e che quindi possiamo solo ricordare attraverso le immagini dei suoi tesori e delle tante manifestazioni e convegni che ha ospitato.
Amatrice era il comune delle (oltre) “100 chiese”, più 100 tesori perduti che, appuntamento dopo appuntamento, visiteremo virtualmente per voi per ricordare com’erano e come vogliamo che tornino ad essere.

 

Arianna Santini

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