Artista della prima metà del Seicento fu un “gran disegnatore e felicissimo coloritore” come afferma Ludovico Carracci in una lettera a Don Ferrante Carlo di Parma nel 1617; non solo, l’artista prosegue dicendo: “è mostro di natura, e miracolo da far stupire chi vede le sue opere. Non dico nulla: ei fa rimaner stupidi li primi pittori”.
Giovan Francesco Barbieri, nacque a Cento, un paese dell’Emilia, nel 1591, da Andrea Barbieri ed Elena Ghisellini, e l’appellativo di Guercino gli venne dato a causa della sua condizione di strabismo, probabilmente dovuta ad uno shock subito durante l’infanzia, mentre era insieme alla sua balia.
Dell’educazione artistica del Guercino ci riferisce il conte Carlo Cesare Malvasia (1616-1693) nella sua Felsina Pittrice, scritto del 1678, che raccoglie le biografie dei pittori bolognesi: dopo anni presso un pittore di guazzo e l’apprendistato con Paolo Zononi, nel 1607, Guercino assiste e collabora con un altro artista centese, Benedetto Gennari, i cui membri della famiglia, troveremo nella bottega del Guercino e il figlio del quale sposerà la sorella del Guercino stesso, Lucia Barbieri.
Non è semplice stabilire l’influenza del Gennari sul Guercino, data l’assenza delle opere del periodo di collaborazione tra i due, ma senza dubbio, un contributo importante all’artista, venne da quella che lui stesso definiva carracina, ossia la pala d’altare realizzata da Ludovico Carracci nello stesso anno di nascita del Guercino: la Sacra Famiglia con San Francesco, due angeli e donatori.
Non solo Carracci: infatti tra gli artisti che influenzarono la produzione artistica del Centese, troviamo il Domenichino, lo Scarsellino, Carlo Bononi e non ultimo Guido Reni, il cui classicismo sembra aver generato un cambiamento nella produzione tarda del Guercino, che, a partire dal 1630, si caratterizza per un maggiore controllo formale, un segno più vicino al rapporto reale, con una forma definitiva, in contrasto con quella mancanza di continuum del segno, dal tratto energico e spesso indefinito degli anni giovanili.
Studio per Ercole che uccide l’idra, collezione del duca Sutheerland, deposito Leicester Museums and Art Gallery
Passando alle opere, tra le numerose compiute dal Guercino, ricordiamo quelle commissionate per il cardinale Alessandro Ludovisi (futuro papa Gregorio XV) e suo nipote Ludovico Ludovisi, ovvero quattro tele realizzate tra 1617 e 1618, Il ritorno del figliol prodigo (Torino, Galleria Sabauda), Lot e le figlie (El Escorial, Monasterio de San Lorenzo), Susanna e i vecchioni (Madrid, Museo del Prado) e San Pietro resuscita Tabita (Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina).
Tra il 1618 e il 1621, il Guercino è occupato in altre commissioni importanti, che lo vedono dapprima a Venezia, per un viaggio che ispirerà, nello stesso anno, l’Apollo che scortica Marsia, opera realizzata per il Granduca di Toscana, e che risente dell’ispirazione tizianesca.
Per il legato pontificio di Ferrara Jacopo Serra, realizzò la Resurrezione di Lazzaro e il Sansone arrestato dai Filistei, per Ferdinando Gonzaga, Erminia e il pastore, ma è nel periodo romano, negli anni 1621 e 1623, che realizza le opere che vengono maggiormente ricordate: l’Aurora e la Fama, soffitti affrescati del Casino Ludovisi, e la pala d’altare per San Pietro raffigurante Sepoltura e Assunzione di Santa Petronilla, “pietre miliari del barocco maturo”, come afferma David M. Stone.
Pittore, disegnatore, ma anche fortunato venditore che tra il 1623 e il 1645, a Cento, fondò una bottega di vendite per corrispondenza di successo, con una clientela internazionale.
Gli ultimi anni vedono il Guercino a Bologna, dove si trasferisce divenendo, nel 1642, il nuovo caposcuola al posto del Reni, che muore nello stesso anno, di cui eredita alcuni committenti e progetti: l’eredità però, non consiste solo in questo, come detto precedentemente, ma anche nello stile, nella formalità classicista che segna le opere tarde come Ersilia che separa Romolo e Tazio, del 1645, commissionata dal Segretario di Stato Francese La Vrillière.
Ersilia separa Romolo e Tazio, 1645, Louvre
Altra opera della maturità e di straordinaria bellezza (non a caso presentata in una mostra che rendeva omaggio alla bellezza da Guercino a Basquiat, a cavallo tra 2013 e il 2014), è il Profeta, realizzata nel 1649, dove giochi cromatici si uniscono ad effetti luministici: ormai la pittura si è fatta più delicata, quasi vicina ad un monocromo, in contrasto con il chiaroscuro del periodo giovanile.
Proprio quest’opera, offre lo spunto per ricordare come la critica abbia comparato Guercino con Caravaggio: ma mentre quest’ultimo, utilizzava la luce per dare plasticità alla figura, Guercino tenta semplicemente di dare effetti luministici al punto tale che la luce stessa sembri divina e illumini lo spirito del profeta, che osserva fisso, la parola scritta, dando così anche un’intensità psicologica.

Guercino continuerà a lavorare fino alla sua morte, avvenuta nel 1666, a Bologna, dove verrà sepolto nella Chiesa di San Salvatore, vicino al fratello, Paolo Antonio, morto nel 1649.
Per approfondire:
BALLERINI 2013- ( A cura di) Ballerini Giulia, La bellezza dell’arte: da Guercino a Basquiat: valore, emozione,intelletto, creatività e spiritualità, Firenze, Polistampa, 2013
ROLI 1972- Renato Roli, Guercino, in Collana disegnatori italiani, a cura di Rodolfo Pallucchini, Milano, Martello, 1972
STONE 1991- David M. Stone, Guercino: catalogo completo dei dipinti, Firenze, Cantini, 1991
Ilaria Esposito