
Una famiglia dove nelle vene scorre colore, più che sangue, quella dei Roos. Il capostipite fu Johann Heinrich, pittore e acquafortista nato nel 1631 in Renania, che si specializzo nella realizzazione di paesaggi e animali, divenendo pittore di corte di Carlo I Luigi del Palatinato.
Morirà a Francoforte sul Meno nel 1685, lasciando in eredità una pittura barocca dai tratti veloci ma precisi, caratterizzata da luminosità impetuosamente naturali e da animali che sembrano esprimere una vera e propria sfera emotiva nelle posture e nel loro movimento, e due figli geniali: Philip Peter, noto poi come Rosa da Tivoli, e Johann Melchior.
Entrambi prosecutori dell’attività paterna, Philip Peter, nato nel 1657, diverrà celebre in Italia, dove arrivò all’età di vent’anni con il sostegno economico del Langravio di Assia. Dopo essere entrato nello studio di Giacinto Brandi, aver abbracciato la fede cattolica e sposato Maria Isabella, figlia del maestro, nel 1681.
Negli anni immediatamente successivi, acquistò una casa presso Tivoli , dove viveva a si rifuggiava per dipingere gli amati animali nel loro habitat naturale. Da qui il suo soprannome. A partire dal 1691, fece ritorno a Roma, dove visse sempre in una significativa condizione di indigenza fino alla morte sopraggiunta nel 1706, ed entrò a far parte del circolo di pittori nordici noto come Schildersbent con il soprannome di Mercurius, per la velocità e la grazia con cui portava a termine le sue opere. Il tono dei suoi paesaggi, produzione che lo accompagnò in modo esclusivo a partire dal suo ritorno nella capitale pontificia, risulta sempre cupo e spettrale in confronto alla pittura paterna, le pennellate grossolane e cariche di colore conferiscono al bestiame ritratto un tono selvaggio puro e incontaminato.

Ultimo in linea cronologica, Johann Melchior, nato nel 1663, fu allievo del padre e, in seguito, tra il della Conferie Pictura dell’Aia. Nel 1686 raggiunse il fratello a Roma, aiutandolo nella sua attività pittorica fino alla sua morte. La sua pittura di paesaggio e animali, così come da tradizione familiare, si avvicina per cromia e luminosità a quella del padre, ma con la pennellata approssimativa ed emozionale tipica dell’arte del fratello. Tornato in patria nel 1707, morirà nel 1731.
Lara Scanu
