Uno dei maggiori esponenti del Razionalismo Italiano, Giovanni Ponti, detto Giò, dagli anni ’30 fino agli anni ’60, è la voce e la matita più eminente dell’architettura italiana.
Vale la pena aprire una parentesi sulla corrente stilistica della quale si fa portavoce, il Razionalismo Italiano prende le mosse dal Movimento Moderno che si colloca esattamente nel periodo tra le due Guerre Mondiali e vede la funzionalità come protagonista assoluta delle opere realizzate dagli architetti di quei decenni, tradotte in una innovativa chiave estetica dalle linee molto pulite, rigorose ed eleganti.
Per riconoscere il genio di Giò Ponti basta nominare le sue opere maggiori, partendo dal Grattacielo Pirelli iniziato nel 1956 e terminato nel 1961 andando a ritroso, passando per molti edifici universitari a Roma e Padova, i disegni per i ricami su seta per la Scuola del Cernobbio, interni di transatlantici, opere in tutta Europa a vocazione commerciale, alberghiera ed espositiva, fino ad arrivare a quello che lo vede impegnato nei primi anni della sua carriera.
É il 1923 e Giò Ponti sta disegnando le ceramiche per Richard Ginori.
Nel 2013 la casa manifatturiera è stata acquistata da Gucci ma la sua storia inizia nel 1735 con il marchese Carlo Andrea Ginori che fonda lo stabilimento a Doccia (vicino Sesto Fiorentino che, ad oggi, ha inglobato la piccola cittadina).
Le prime porcellane erano ovviamente ben lontane dalle linee moderne che sarebbero poi state il “marchio” di Giò Ponti, un gusto decorativo molto ricco adatto alle tavole delle grandi casate europee, infatti il primo beneficiario dei tesori appena usciti dai forni ceramici è Francesco Stefano di Lorena, granduca di Toscana.
Successivamente si affiancherà ai motivi di punta anche una serie di decorazioni che riprendono fregi vegetali e forme sinuose in blu, l’estrema eleganza sempre attuale e apprezzata in tutto il Mondo.
Parallelaente al tripudio di colori, motivi vegetali ed animali estremaente dettagliati e risaltati da linee dorate delle prime collezioni, nei due secoli successivi prende vita una serie di ceramiche completamente bianche che ripercorrono il mito e le gesta di sportivi ed eroi cavalcando la corrente neoclassica, attualmente ancora in commercio.
L’innovazione assoluta arriva con l’opera di Giò Ponti, ad oggi ancora protagonista indiscusso della grande storia della Richard Ginori. Il suo design ripercorre la sua poetica, vediamo anche qui linee decise e l’abbandono dei tralci vegetali, salvo rare eccezioni, in favore della comparsa della figura umana e delle architetture del mondo antico come nel piatto Passeggiata archeologica.
Ripercorre la linea della tradizione della casa manifatturiera di Doccia, ricorrendo anche lui all’utilizzo del mito come chiave dell’ennesimo successo, sembra infatti ispirarsi ai grandi crateri greci e romani, riccamente decorati, traducendoli nel linguaggio moderno del primo dopoguerra.
I vasi Donne e Architetture, i piatti e le ciotole della linea Le mie Donne, i vasi, i piatti e le piccole orci La Venatoria vedono nella donna e nel colore il loro comune denominatore dicendoci, tra le righe, qualcosa della persona Giò Ponti che le fonti non riportano, una vita privata completamente offuscata dall’opera dell’artista.
Arianna Santini