Tra i Borghi più belli d’Italia, Civita di Bagnoregio è forse il luogo più magico della Teverina.
Il paese alto-laziale, frazione di Bagnoregio, si erge come un’isola su un pianoro di tufo soggetto a frane e piccoli smottamenti che lo stanno erodendo pian piano, tanto che è anche conosciuto come “la città che muore”, simbologia usata dal poeta bagnorese del ‘900 Bonaventura Tecchi. La situazione è aggravata dal fatto che si trova in un ambiente argilloso, la Valle dei Calanchi, molto suggestiva, ma che porta con sé l’erosione dovuta alle acque. Per questo le autorità sono in prima linea per la sua protezione, con progetti di tutela e monitoraggio continuo. I materiali pertinenti a tali studi sono confluiti nel Museo Geologico e delle Frane che si trova nella piazza, all’interno di Palazzo Alemanni.
In questi giorni la Regione Lazio ed il Comune di Bagnoregio stanno portando avanti una campagna per far sì che questo gioiello diventi finalmente patrimonio Unesco.
Chiunque arriva a Civita non avrà tempo per simili preoccupazioni, rimarrà solo abbagliato da una vista mozzafiato e da un’atmosfera magica. Per giungere all’abitato si deve percorrere a piedi il ponte di cemento armato che collega l’altura alla valle. Questa è un’occasione per guardarsi intorno e godere dello spettacolo lunare offerto dalla Valle dei Calanchi.
L’entrata al paese è incorniciata da Porta Santa Maria, l’unica delle cinque porte urbiche risparmiate dai crolli e attraversandola sembrerà di esser stati catapultati indietro nel tempo: l’isolamento del centro ha fatto si che tutto si conservasse e divenisse un museo a cielo aperto.
Esiste un’altra via per raggiungere il pianoro, ma è solo per spiriti avventurosi. Si tratta del “Bucajone”, il “grande buco”, un tunnel a cui si accede da una scalinata in fondo al paese, che lo mette in contatto con la campagna sottostante. Fu scavato nel 1932 a partire da un dromos etrusco e servì anche come rifugio durante la Seconda Guerra Mondiale.
Civita nacque in epoca etrusca e poi fu abitata dai romani; ad un occhio esperto non sfuggirà l’impianto ortogonale tipico dei centri di queste epoche. Ci sono inoltre prove che già Etruschi e soprattutto i Romani avessero provveduto a costruire impianti idrici per controllare la situazione idro-geologica.
Il Medioevo è però l’epoca di cui rimane il segno.
Facendo un giro si potranno ammirare vicoletti, piazzette, case e palazzi su cui sono ancora visibili elementi come bifore, il forno ed il frantoio dell’epoca. Tutto è conservato con molta cura.
Al centro del paese è la piazza, in cui la prima domenica di Giugno e la seconda di Settembre si tiene la “Tonna” (tonda). Si tratta di un palio che si corre sulla sella di asini intorno alla piazza. L’asino fu per molto tempo l’unico mezzo di trasporto per scendere a valle e risalire al paese.
Sulla piazza è la chiesa di San Donato, che ospita affreschi e dipinti pregevoli, tra cui l’affresco della Madonna Liberatrice, a cui i civitonici sono devoti perché loro salvatrice nel terremoto del 1695, le reliquie di Santa Vittoria e Sant’Ildebrando vescovo, il coro ligneo.
L’opera più importante è il Crocefisso, oggetto di grande devozione per aver salvato Civita dalla peste del 1499. Si tratta di una scultura lignea di scuola donatelliana, molto realistica. È legato ad una delle tradizioni più importanti, la processione del Venerdì Santo. In quest’occasione viene smontato dalla croce e posto sul letto funebre in posizione supina, cosa possibile per le braccia snodabili. È portato in processione per le vie di Bagnoregio, ma entro la mezzanotte va riportato a Civita; se questo non accadesse i bagnoresi s’impossesserebbero della statua ed il paese sprofonderebbe, tradizione che nasce dalla rivalità tra paesi vicini, nel più genuino spirito dell’Italia Centrale.
Il paese da inoltre i natali al Dottore Serafico San Bonaventura, incontrato da Dante nel XII canto del Paradiso:
“…Io son la vita di Bonaventura
Da Bagnoregio, che ne’ grandi offici
Sempre pospuosi la sinistra cura…”.
Civita è anche teatro di manifestazioni culturali.
Nel periodo natalizio il borgo si anima con un bellissimo presepe vivente. Nei mesi estivi sono“Cividarte”, rassegna cinematografica e teatrale e “Summer Jazz Festival”, manifestazione musicale che ospita grandi artisti da tutto il mondo e fa parte del circuito di “Tuscia in Jazz”.In primavera è il meeting internazionale del cinema d’animazione “La città incantata”, omonimo del famoso film del maestro Miyazaki che ha immortalato il paese nella sua opera.
A Civita non manca nemmeno il turismo enogastronomico, con ottimi vini, i piatti della cucina contadina e la cacciagione tipica di queste zone.
Gli amanti del cinema, inoltre apprezzeranno un giro sul set a cielo aperto di film come “La strada” di Fellini.
Benedetta Cosimi