
Più che un vero e proprio giardino è un luogo della mitica Arcadia all’interno del quale stazionano e passeggiano coppie di amanti. Vi è sempre la presenza di Cupido, talvolta al culmine della fontana, sito presso il quale persino gli anziani innamorati potevano avere l’opportunità di tornare giovani, abbeverandosi alla fonte dell’acqua dell’amore, nata dalla ninfa Iuventus trasformata da Giove in zampillo. Il giardino d’amore è un topos forse di ascendenza religiosa, riconducibile all’hortus conclusus mariano.

La fontana della giovinezza è il tratto che contraddistingue il giardino d’amore, o hortus conclusus nel caso si tratti di una scena mariana: abbeverandosi o immergendosi a questo mitico bacino d’acqua si ringiovanisce e si guarisce da ogni morbo, data la sua provenienza diretta dalle sorgenti collocate nel giardino dell’Eden. La fonte è simbolo di immortalità e di eterna gioventù fin dall’antichità e, attraverso l’età medievale, è approdato all’età moderna, nella quale, in seguito alla scoperta del Nuovo Mondo, si è instaurato un dibattito su quale fosse la collocazione geografica della fonte.

Il giardino d’amore, come ben esemplificato dalla tela di Rubens del 1633 circa conservata al Museo del Prado, può essere metafora della specifica corte che commissiona l’opera o del suo buon governo.

Lara Scanu