Ametista. Pietra contro l’ebbrezza e del sogno

L’ametista è una delle pietre maggiormente utilizzate fin da tempi remotissimi. Mesopotami, Egizi, Greci e Romani la utilizzavano per realizzare gioielli e sigilli intagliati. Proprio grazie a questi ultimi due popoli si diffuse la credenza che questo minerale aiutasse a guarire dall’alcolismo, perché utilizzato come materiale per le coppe di alcuni commensali che, piene d’acqua, sembravano in realtà colme di vino grazie ai riflessi violacei che si producevano nel liquido. Secondo altri, indossare o avere nelle vicinanze un’ametista aiuta a scacciare gli incubi e a favorire dei sogni tranquilli e felici.

Il suo nome deriva dal greco améthystos, “non ebbro”, ed è una varietà violacea di quarzo, spesso associata a rocce basaltiche subalcaline. Il caratteristico colore viola può impallidirsi a seguito dell’esposizione prolungata al sole o a fonti luminose e alla temperatura tra i 400 °C e i 500 °C, i cristalli virano di colore in modo radicale, divenendo di una sfumatura giallo-bruno-arancio molto simile al quarzo citrino.

I principali giacimenti sono in Brasile, Uruguay, Bolivia, India, Russia, Messico, Stati Uniti e Madagascar. In Europa si trova il giacimento di Idar-Oberstein, già noto in età romana, oltre ad alcune piccole formazioni italiane presso Trento, Bolzano, Sassari, Grosseto e Torino.

Il suo utilizzo è sempre stato legato alla produzione di gioielli, coppe o calici, oltre ad essere materia prima per la realizzazione di pigmenti violacei. Fino alla scoperta nell’Ottocento dei grandi giacimenti brasiliani, l’ametista era una pietra preziosa rara e di prezzo elevato, mentre ora può essere reperita ad un buon prezzo e solo le grandi gemme più pure e dal colore viola più intenso possono raggiungere prezzi significativi.

Lara Scanu

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