Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.
Questi celeberrimi versi della Divina Commedia, che descrivono l’amore gentile e al tempo stesso tragico di due personaggi consegnati all’eternità della poesia, hanno una cornice geografica che, tra mito e leggenda, è stata puntualmente individuata nel centro marchigiano di Gradara.
Tra la riviera romagnola e l’entroterra urbinate, il castello di Gradara è un complesso che sorge sulla sommità di una collina, costituito un castello-fortezza medievale e dall’adiacente borgo, protetto dalla cinta muraria dall’imponente struttura constante all’incirca di 800 metri, spesso teatro di scontri tra le signorie marchigiane e romagnole alleate al Papato. La leggenda vuole che la rocca abbia fatto da sfondo alla tragica fine dell’amore lussurioso tra Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, moglie di Gianciotto Malatesta, fratello di Paolo, cantato da Dante nel V canto dell’Inferno della Divina commedia. Il castello, ora di proprietà dello Stato Italiano, dal dicembre 2014 fa parte del Polo museale delle Marche.
La fortezza venne costruita intorno al 1150 dalla famiglia De Griffo e successivamente affidata al condottiero Malatesta da Verucchio, detto Mastin Vecchio, capostipite e fondatore della dinastia dei Malatesta, signori di Rimini, Cesena e Pesaro. Fu proprio la famiglia di Mastin Vecchio a decidere l’edificazione delle due cinte di mura, tra XII e XIV secolo. Nel 1445 Galeazzo Malatesta decise di vendere la rocca a Francesco Sforza, tuttavia non riuscì ad entrarne in possesso, poichè Sigismondo Pandolfo Malatesta non gliela consegno, restituendo anche il denaro pattuito per la vendita. Il dominio del casato malatestiano finì nel 1463, quando Sigismondo, scomunicato da Pio II, si scontrò con Federico da Montefeltro, che assediò la rocca per conto della Chiesa. La fortezza dovette arrendersi, per poi essere consegnata dal Papa agli Sforza di Pesaro, fedeli alleati del pontefice. Acquistata nel 1920 dalla famiglia Zanvettoni, venne ceduta allo Stato Italiano del 1928, con usufrutto ai proprietari fino al 1983.
I visitatori che si apprestano alla visita del borgo di Gradara entrano nella meravigliosa atmosfera medievale dei tempi dei due sfortunati amanti narrati dalla Commedia dantesca: si ha l’opportunità di accedere al Castello, dove l’ambiente musealizzato conserva arredi antichi e consente di ripercorrere, con degli itinerari guidati, le stanze dove vivevano i membri della famiglia Malatesta. Tra storia e leggenda, oltre alle visite guidate dedicate a diverse tipologie di utenza, dai bambini agli adulti appassionati, nel mese di luglio è possibile assistere alla rievocazione storica dell’assedio del castello.
Per ulteriori informazioni sui biglietti, gli orari di apertura e le iniziative: www.roccadigradara.org
Lara Scanu