Una leggenda narra che le Janas, fate che vivevano in Sardegna nell’età prenuragica, avrebbero realizzato pregiate stoffe e gioielli preziosi, tra cui quella che oggi è conosciuta con il nome di fede sarda.
Gioiello realizzato in argento o oro, lavorato in filigrana, è un simbolo della Sardegna, dal valore altamente simbolico, tramandato di madre in figlia in occasioni importanti il fidanzamento e la nascita di un figlio.
Gioiello cesellato, con microsfere che rappresentano i chicchi di grano, segno di prosperità e di legame di coppia, già perché la fede sarda è soprattutto legata all’amore, alla promessa dell’uomo che, secondo la tradizione, prima di dichiararla alla propria donna, si rivolge alle Janas per chiedere il loro aiuto; le fate intessono così un filo d’oro che l’uomo dovrà far indossare alla propria amata all’anulare sinistro, che secondo la tradizione è legato al cuore.
La fede si differenzia morfologicamente in base all’occasione in cui viene regalata: infatti nel caso di un fidanzamento, la fascetta della fede è stretta, mentre nel caso di un matrimonio, sarà più larga e costituirà la vera e propria fede sarda.
Un dono accompagnava a volte la promessa: la Maninfide (mani in fede), un gioiello in oro costituito da due mani che si tengono.
L’usanza di ricambiare la promessa, da parte della futura sposa, con un coltello in osso o corno, rimanda all’antica usanza romana, diffusa poi nell’isola.
Donare una fede sarda è innanzitutto un atto d’amore, tale che il gioiello porta con sé non solo un valore economico ma anche un profondo significato, un romanticismo che affonda le sue radici nel passato e che è ancora vivo oggi, testimoniato dalla ripresa di questo gioiello come dono d’amore.
Ilaria Esposito