Introduzione al mosaico minuto

La tecnica del micromosaico ha una storia antica, molto diffusa nell’antichità nella decorazione di pareti e pavimenti, vi erano anche gli emblemata (mosaici figurativi da cavalletto eseguiti appositamente per essere collocati entro ampie cornici musive, per lo più geometriche) e con l’avvento del cristianesimo divenne un prodotto caratteristico dell’arte bizantina, in particolare per le icone religiose, la cui origine si potrebbe far risalire proprio agli emblemata.

Utilizzando come supporto tavolette di legno, talvolta di dimensioni assai ridotte, persino di soli 9 × 7 cm, l’immagine delle icone è il risultato dell’accostamento di minuscole tessere d’oro, d’argento, di pietre colorate o paste vitree, spesso non più grandi di uno o due millimetri per lato, adagiate su un letto di cera o di resina.

Oltre all’uso di materiali di un certo valore, il pregio di questi oggetti è rappresentato, oggi come allora, proprio dalle dimensioni miniaturizzate dell’insieme, nella maggior parte dei casi poco più grandi del palmo di una mano. L’estrema meticolosità nella disposizione delle microtessere, infatti, consente agli artisti di raggiungere effetti cromatici e pittorici, pur su una scala così ridotta, di altissimo livello e con un sorprendente gusto per la complessità ornamentale e per la finezza dei dettagli decorativi.

Le icone a micromosaico venivano utilizzate per ornare la zona dell’altare, e così fanno tuttora nel rito ortodosso, ma anche per culto privato di figure di spicco, infatti spesso venivano inviate come doni tra personaggi che ricoprivano importanti cariche o tra gli imperatori o re stessi.

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Icona a mosaico della Odigitria di Hilandar, tardo XII Sec.

Intorno agli anni ’70 del Settecento la tecnica del micromosaico tornò in auge in qualità di espressione privilegiata di un gusto classicista sorto in concomitanza con il rinvenimento di alcuni reperti musivi antichi, come la celebre copia romana delle Colombe di Plinio, venuta alla luce a Villa Adriana nel 1737, ma anche per la realizzazione di souvenirs destinati a rispondere alle esigenze dei viaggiatori del Grand Tour.

Accanto ai soggetti mitologici e naturalistici si sviluppa anche un filone religioso che presenta un’apparente continuità con la produzione musiva medievale e che trova un centro privilegiato nella Scuola di Mosaico istituita già a partire dal XVI secolo nella Reverenda Fabbrica di San Pietro, il cui primo direttore fu Girolamo Muziano da Brescia (1528-1592). In realtà, questi micromosaici a soggetto religioso non mostrano dirette dipendenze dalla più antica tecnica bizantina, e sembrano piuttosto attingere a un repertorio locale legato alle iconografie paleocristiane.

Per approfondire…

Silvia Pedone, L’icona di Cristo di S. Maria in Campitelli: un esempio di ‘musaico parvissimo’, in Rivista dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, Ser. 3, 28 (60) 2005 (2011), pp. 97-131

Serena Blasi

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