Simbolo assoluto della Francia Napoleonica, l’argento Odiot è l’argento dell’imperatore in persona.
Antichissima casa artigiana, realizzò veri e propri tesori per la monarchia francese e russa fin dal XVII secolo, venne infatti fondata nel 1690 da Jean-Baptiste-Gaspard Odiot ma conobbe il suo massimo splendore per mano del nipote, Jean-Baptiste-Claude Odiot, il protagonista artistico dell’ascesa napoleonica in Europa e nel Mondo.
Il Sacro Scettro, la Spada e la Culla del Re di Roma sono le tre opere simbolicamente più rappresentative della sua arte ma anche dell’epoca nel quale Odiot si è trovato ad operare.
La culla venne commissionata dagli Asburgo-Lorena per farne dono alla coppia imperiale, Napoleone e sua moglie Maria Luisa d’Austria, in occasione della nascita del figlio Napoleone II nel 1811; sobria nelle linee e dal gusto neoclassico, la culla venne realizzata in argento smaltato, oro, madreperla, rame e impreziosita da pregiati tessuti quali sete e velluti ricamati in oro ed argento, l’apparato decorativo prevede degli angioletti a supporto del baldacchino e un’aquila che si erge ai piedi della culla, forse poco indicata per la tranquillità di un bambino ma stiamo pur sempre parlando di Napoleone II. Non mancano le api, che amiamo paragonare ai più comuni decori per le culle dei bambini ma che in questo caso sono un altro simbolo del potere imperiale della dinastia e decorano i lati dell’opera.
Tutto ciò probabilmente risultò eccessivamente impegnativo per le esigenze del rampollo francese e ne venne presto commissionata una più funzionale e più adatta alle esigenze quotidiane. L’opera è oggi conservata a Vienna al Kunsthistorisches Museum.
Una produzione straordinaria per pregio e per numero di pezzi, caratterizza la vita della casa Odiot all’epoca di Jean-Baptiste-Claude, un artigiano stilisticamente versatile che è riuscito sempre ad incontrare il gusto della nobilità Europea rinnovando continuamente il repertorio iconografico ampliandolo di pari passo con l’espansione dell’Impero.
Come altri artisti del suo tempo, ha dovuto fare i conti con la dilagante egittomania oltre che per il prepotente ritorno del gusto legato alla tradizione della Classicità che ha portato una ventata di freschezza nell’arte di tutta Europa.
Utilizza le figure del mito e riprende le forme dei vasi greci, al pari del collega anglosassone Paul Storr ma con un successo amplificato dalle commissioni napoleoniche, fortuna che Storr ha visto “limitata” alla regalità britannica e russa.
Il linguaggio è formale e anche nelle opere in cui il gusto orientale sembra prevalere sul rigore delle forme, la simmetria riconduce l’apparato decorativo nei ranghi, pur non mancando pregevoli motivi vegetali e animali che alleggeriscono gli schemi.
Altra opera emblematica della sua ricchissima produzione è il samovar della banca di Francia, impreziosito da una ricca decorazione riproducente sfingi, crescenti lunari e teste di Medusa; il samovar è un tipo di contenitore la cui forma è originale del repertorio russo-iranico, utilizzato per scaldare l’acqua e preparare il thè, dotato di camera di combustione interna e utilizzabile direttamente a tavola dai commensali, in un’epoca di grandi e veloci contatti tra un punto e l’altro dei continenti non sorprende l’acquisizione di nuove forme funzionali e decorativamente accattivanti per portare una ventata di esotismo nelle corti della vecchia Europa.
Il successo Odiot venne perpetrato dal figlio del prolificissimo Claude, Charles Nicolas e da suo figlio Gustave, una lunga e gloriosa dinastia di argentieri, fornitori della famiglia reale di Orleans, del Vicerè d’Egitto, lo Zar Alessandro I, Thomas Jefferson, Massimiliano I di Baviera, ma la sua massima estimatrice fu senza dubbio l’Imperatrice Maria Luisa d’Austria: sposò Napoleone per sugellare la Pace di Vienna, non era amata dai francesi e il sentimento era reciproco, probabilmente memore della decapitazione della prozia Maria Antonietta da parte di quel popolo illuminato che mal sopportava tanto lei quanto il regale consorte. Apprezzò moltissimo l’arte Odiot e venne realizzato per lei uno straordinario strumentario da toeletta andato perduto, ma ancora apprezzabile attraverso l’attento disegno dei pezzi prodotti dall’atelièr.
Sarebbe vano annoverare tutti i contesti nei quali Odiot è esposto, si va dal Metropolitan Museum of Art di New York, all’Indianapolis Museum o Art al British Museum, attraverso un lungo elenco di strutture che permettono ai visitatori, in ogni parte del Mondo, di scoprire e apprezzare la straordinarietà della produzione della Maison Odiot.
Arianna Santini