Poltrona mod. Triennale: icona di stile nel secondo Dopoguerra

Considerati gli anni del riscatto, del rinnovamento e del fermento economico e culturale, quelli del secondo Dopoguerra vedono nascere un periodo di grande innovazione nel design d’arredo che precedette il boom economico degli anni Sessanta.

Questo periodo infatti ha dato vita al concetto più contemporaneo di “Design”, periodo in cui il forte desiderio di cambiamento e rinascita post bellico ha portato ad importanti fasi di sperimentazione formale e progettuale.

Arredi come divani, sedie, tavoli e librerie sono evoluti da forme artigianali, ricche ed opulente, a linee più essenziali e funzionali. Nasce infatti in questi anni il concetto di “Industrial design”, dove gli oggetti sono prodotti in serie ed hanno forme più fluide ed armoniche. Protagonista assoluto è il noto Architetto e Designer Giovanni Ponti, detto Giò, una figura tra le più eclettiche dell’architettura italiana, che racchiude pienamente l’estetica del periodo e che nel suo linguaggio così elegante, semplice e funzionale è riuscito a creare oggetti di design senza tempo.

Tra i pezzi più iconici infatti c’è la poltrona modello Triennale disegnata nel 1951 e prodotta dalla ditta I.S.A. di Bergamo. Giò Ponti, che conferisce a questo raro pezzo una grande leggerezza strutturale e visiva, parte dalla decostruzione della tradizionale forma della sedia Wingback per arrivare, dissolvendo la massa, ad una struttura che enfatizza il vuoto e rivela così una struttura scultorea elegante, semplice e formale. Il disegno di questa poltrona ricorda quello del Design scandinavo dell’epoca; in particolare quello della poltrona “Chieftain” di Finn Juhl presentata nel 1951 alla IX Triennale di Milano.

Di questi anni fanno parte anche numerosi altri pezzi diventati nel tempo simbolo del Design Italiano del XX secolo. Tra il 1949 ed il 1957 ad esempio raffina sempre più il progetto di una sedia che sarebbe divenuta il pezzo iconico per eccellenza, la Superleggera prodotta da Cassina, che si può sollevare con un dito grazie ai suoi montanti a sezione triangolare ancora più affinati.

Nicola Rossi

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