
L’antico adagio ci ricorda che “volere è potere”. Se oltre alla volontà, c’è l’amore, il prodotto finale sarà sicuramente un vero e proprio capolavoro.

È il caso di un oggetto straordinario e rarissimo come la coppa d’amore o coppa nuziale, manufatto in argento decorato a sbalzo con motivi vegetali e antropomorfi destinato al contesto del banchetto matrimoniale. Si tratta di una coppa, a forma di donna dall’ampio vestito e con le braccia alzate come una novella canefora (ndr nell’antichità, donne che portano un cesto sulla testa, le raffigurazioni delle quali venivano spesso utilizzate come elementi decorativi dell’architettura), che proprio in virtù di questa iconografia presenta due cavità da cui poter bere contemporaneamente senza far cadere il liquido.

Questo prodotto, come la maggioranza delle creazioni artistiche, ha un’origine leggendaria, che ci porta a Norimberga, nel nord della Baviera, dove avviene una storia che presenta una delle più tradizionali trame dell’amore contrastato dal contesto familiare ma che, grazie a questa stupenda realizzazione, ha un lieto fine. La giovane Kunigunde (Cunegonda) si innamora di un orafo, ma il padre della ragazza non vede di buon occhio l’unione tra i due e cerca altri pretendenti per la figlia, la quale però continua a rifiutare qualsiasi possibile fidanzato, anche i più ricchi.

Il genitore, infuirato, fa imprigionare il ragazzo e la fanciulla continuava a versare in uno stato di crescente dolore e disperazione, fino a quando questo tremendo sentimento iniziò ad incidere sulla sua salute: a questo punto, il padre si vide costretto a cedere alla richiesta della figlia di liberare il giovane e di divenire la sua promessa sposa, ma ad una condizione, ovvero che fosse in grado di realizzare un calice dal quale poter bere in due persone contemporaneamente senza versare una sola goccia.

Sebbene la richiesta sembrasse impossibile, l’orafo raccolse tutte le sue energie e, motivato dall’immenso amore per la donna, realizzò una figura femminile con un ampio abito concavo, in funzione di calice, che sorregge con le braccia alzate un secchiello basculante, in funzione di piccolo bicchiere per la sposa. Fu così che i due riuscirono entrambi a bere dallo stesso oggetto e, di conseguenza, a sposarsi.

Un racconto leggendario che motiva la presenza di questo sorprendente prodotto d’arte, che ancora oggi stupisce i collezionisti più esigenti.
Lara Scanu