Ogni oggetto che appartiene alla nostra vita ha una chiara origine da un elemento primario.
Ad esempio, se abbiamo tra le mani un oggetto o un gioiello realizzato con del corallo, sappiamo che deriva da una specie che vive nelle acque purissime e ultra saline del Mediterraneo e di alcune zone dell’Oceano Atlantico, che generalmente è collocato in luoghi ombrosi e nascosti, come le grotte o delle cavità oscure, che è caratterizzato da una particolare durezza e dal suo colore rosso (nella specie più diffusa) e che viene pescato da dei subacquei specializzati, denominati corallari.
Il corallo rosso è stato da sempre pescato e venduto soprattutto per la creazione di gioielli e piccoli oggetti d’arte. Prevalentemente viene montato su oro o argento o forato per la realizzazione di collane e bracciali, il più delle volte dopo essere stato portato ad una forma sferica simile alla perla.
La lavorazione si compone di varie fasi: l’eliminazione del rivestimento, denominato cenosarco, la pulizia, il taglio o intaglio e infine la lucidatura.
Se però andiamo a vedere cosa ci dicono gli antichi, scopriamo che, come per tutti gli elementi naturali, la spiegazione sull’origine di questa meravigliosa specie viene fatta risalire al mitico episodio della decapitazione della gorgone Medusa da parte dell’ eroe Perseo, dal sangue della quale, una volta caduto in acqua, sarebbero nati i rami del corallo.
Il racconto ci viene offerto da Ovidio nel IV libro delle Metamorfosi, ai versi 740 – 752:
«Dal canto suo, l’eroe, attingendo acqua, vi si lava le mani vittoriose e, perché il duro suolo non arrechi danno al capo anguicrinito, rende molle la terra, stendendosi, oltre le foglie, giuncastri nati sott’acqua: vi posa sopra la testa della Medusa figlia di Forco. Quei giunchi appena nati e il loro midollo ancora vivo e permeabile assorbono subito la potenza del mostro e si induriscono al suo contatto e acquistano nei rami e nelle foglie una rigidità sconosciuta. Allora le ninfe del mare esperimentano tale fatto mirabile in parecchi ramoscelli e godono del medesimo effetto e spargono nelle onde i semi di quelli facendoli moltiplicare. Anche ora i coralli mantengono quella stessa proprietà, sicché acquistano rigidità a contatto dell’aria e quel che sott’acqua era un giunco, fuori di essa diventa di sasso.»
Numerosi artisti decisero di rappresentare questo momento, di cui sicuramente la raffigurazione più alta ed interessante risulta essere il quadro di Giorgio Vasari con la Liberazione di Andromeda dove, in primo piano, ai piedi della meravigliosa e sensuale fanciulla, si trova la testa cianotica della gorgone, dal cui sangue nasce del corallo, così come voleva l’antica tradizione.
Con l’avvento della religione cristiana, il corallo, in quanto appunto elemento rimandante al sangue e dunque al sacrificio, viene associato al Cristo bambino, come prefigurazione del suo immolarsi, come nel caso della celeberrima Pala di Brera di Piero della Francesca. Per questo motivo, in tempi antichi, e ancora oggi in qualche caso, viene regalato del corallo, con intenti puramente apotropaici al fine di augurare una buona fortuna alla neonata vita del bambino e come amuleto di protezione per la sua esistenza.
Lara Scanu